Internazionale

Selva e Stiffi trionfano ai World Transplant Games

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Due frecce d’oro nobilitano i World Transplant Games di Dresda, in Germania. Sul campo di tiro dello Sportpark Ostra, la squadra azzurra ha centrato un risultato storico. Perché Stefano Selva (Compagnia Arcieri Barbacane) e Luciano Stiffi (Compagnia Arcieri del Pino e del Chierese) si sono laureati campioni del mondo nelle rispettive categorie d’età (50-59 e 60-69 anni). È la prima volta che l’Italia si presentava con una squadra maschile alla manifestazione internazionale riservata ad atleti che hanno affrontato un trapianto. E il bilancio non poteva essere migliore.

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UNA RASSEGNA PLANETARIA - L’edizione tedesca dei World Transplant Games ha richiamato complessivamente duemila partecipanti, arrivati da ogni parte del pianeta e impegnati in varie discipline. Nel tiro con l’arco, oltre agli azzurri (compreso Raffaele Sanguin della Compagnia arcieri Padovani), hanno gareggiato otto nazionali: Australia, Gran Bretagna, Germania, India, Olanda, Stati Uniti, Brasile e Canada.

LA SECONDA MAMMA - Per Stefano Selva si tratta di una conferma: già nel 2019, a Newcastle, l’arciere aveva conquistato il titolo iridato. E a Dresda si è ripetuto con un percorso netto: miglior punteggio assoluto nelle eliminatorie, successo in semifinale sul “padrone di casa” Georg Winkelmann e oro conquistato nella sfida decisiva, di fronte all’irlandese Lawler Paul. «Sono felicissimo – racconta Selva –. Vincere non è mai facile. E farlo per la seconda volta è ancora più difficile, perché le aspettative sono elevate e la pressione cresce. Il primo pensiero va alla mia donatrice di midollo: la chiamo la mia seconda mamma. Dal 1. marzo 2001 mi ha ridato la vita e ogni mio risultato sportivo è anche suo».

UN CERCHIO CHE SI CHIUDE - Sulla stessa scia, Luciano Stiffi: classe 1961, ha brillato nella sua categoria. Dopo la seconda piazza nelle qualificazioni, ha avuto il merito di spingersi fino alla finalissima contro Thorsten Krasselt. E oltre: «Aver vinto una finale Italia-Germania – sorride – mi ha dato una grande soddisfazione». Un particolare lo emoziona: «Il mio donatore era tedesco. Ed è come un cerchio che si chiude. In ogni caso, al di là del traguardo personale, spero che questa esperienza serva a far conoscere al maggior numero possibile di persone le opportunità che lo sport può offrire a chi ha affrontato un trapianto». Le due medaglie d’oro a Dresda non rappresentano solo un risultato sportivo di rilievo, ma anche un segnale di speranza e resilienza. In pedana, insieme agli arcieri, c’era la consapevolezza che ogni freccia tirata rappresenta una nuova possibilità di vita. 

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