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Dieci anni fa ad Atene, Marco Galiazzo conquistava il primo storico oro olimpico del tiro con l'arco

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Atene 2004. L'Olimpiade da incorniciare nella storia della Fitarco. Marco Galiazzo firma il primo oro olimpico del tiro con l'arco azzurro.


Atene 2004. L'Olimpiade da incorniciare nella storia della Fitarco. Marco Galiazzo firma il primo oro olimpico del tiro con l'arco azzurro. Emozioni indelebili nella memoria di tutti gli appassionati. Anche il Coni, questa mattina, ha dedicato sul proprio sito un "primo piano" per celebrare la grande impresa dell'arciere veneto, ricordando quanto accaduto nella finale della prova individuale.

La storia nella storia, il sogno diventato realtà sulle tracce di Olimpia. Marco Galiazzo conquista il primo oro assoluto ai Giochi nella prova individuale di tiro con l’arco, in un luogo mitico, il Panathinaikos Stadium, l’arena dove si disputò, nel 1896, la prima Olimpiade dell’era moderna. L’arciere padovano, allenato dal padre Adriano, turno dopo turno entra nel cuore degli italiani, che in mondovisione imparano a conoscere e ad apprezzare la sua semplicità, unitamente ad una concentrazione glaciale. Una medaglia inattesa e quindi ancor più bella.

Nella finale per il titolo, ha la meglio per soli due punti (111-109) sul giapponese Hiroshi Yamamoto, limitando al massimo gli errori ed annichilendo un paese, quello del Sol Levante, presente in massa con fotografi, inviati e cameraman per celebrare l’eroe nipponico che, però, si deve accontentare della piazza d’onore. Ma la cosa più bella, Galiazzo, la fa in semifinale, quando indietro di due punti dall’inglese Laurence Godfrey, piazza tre dieci da favola. La gioia composta e quasi silenziosa, con quel cappellino tirato giù sin quasi agli occhi, rimarrà una delle immagini indimenticabili di Atene 2004.

"Grande emozione, bella gara in un'Olimpiade importantissima perché per me era la prima". Poche parole, come è nello stile di Marco Galiazzo, ma molto significative per inquadrare quello storico 19 agosto 2004. La prima medaglia d'oro nella storia olimpica del tiro con l'arco rivive così l'emozione di quella giornata, condividendo ricordi ed emiozioni con Fitarco-Italia.org e tutti gli arcieri italiani.

"Io sapevo quale era il mio potenziale, quindi sin dove potessi spingermi. Tutto è andato secondo i miei calcoli". L'atmosfera del Panathinaikos Stadium. "Ricordo il caldo, il sole ed il vento a intermittenza. Ricordo tutto".

Il campione padovano rende omaggio al suo più esperto compagno di squadra, "temevo moltissimo Ilario Di Buò", e riassapora la finale affrontata contro un avversario vent'anni più anziano di 20 anni e già bronzo a Los Angeles 1984. "Non avevo mai gareggiato contro il giapponese Yamamoto: tutti e due abbiamo pensato a tirare le nostre frecce, provando così a isolarci dal festante contesto di un'Olimpiade con un pubblico che così numeroso mai avevo visto, ed io forse ho sentito meno la tensione rispetto a lui".

Prima La rimonta in semifinale contro l'inglese Godfrey. "Ero sotto di due punti, ero partito basso di punteggio. E' andata bene con quel 30 che l'ha spiazzato permettendomi di vincere". Di Galiazzo oro olimpico ad Atene 2004 tutti sottolineano la gioia estremamente contenuta. "Quest'atteggiamento rispecchiava le caratteristiche di uno sport tranquillo come il tiro con l'arco dove non si fa mai vedere l'agitazione e si tengono sotto controllo le emozioni. E' vero che negli ultimi anni tutto questo sta cambiando ma un tempo eravamo più simili al golf".

I messaggi ricevuti dieci anni dopo Atene. "I complimenti fanno sempre piacere: ne arrivarono moltissimi allora ed altrettanti sia dopo l'argento di Pechino 2008 sia dopo la vittoria di Londra 2012". Il futuro, nella testa di Marco, è ben chiaro. "Continuare a vincere e gareggiare sempre al meglio della propria condizione". A chi gli chiede se esiste, in circolazione, un nuovo Galiazzo lui risponde così. "A livello individuale è molto dura e me ne rendo conto ogni volta che vado all'estero. I punti che si facevano nel 2004 per arrivare primi forse adesso non bastano per passare il primo turno. Rispetto al 2004, c'è un modo completamente diverso di affrontare la gara. E' tutto una sorpresa ed i pretendenti al podio aumentano".

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L'articolo di Andrea Galdi su Repubblica

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